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WiKi FAQ
Che differenza c’è tra un Hard Disk Drive (HDD) ed un Solid State Disk (SSD)?
Un HDD è costituito da un motore elettrico che fa girare un piatto o più piatti con una (o più) testine magnetiche sopra che, cambiando lo stato magnetico della superficie del piatto, memorizza i dati e li legge.
Un SSD non ha parti meccaniche che possono essere soggette ad usura o sensibili agli urti. Purtroppo le celle di cui è composto hanno un numero di cicli di memorizzazione con un limite fisico. Tale limite è superiore generalmente alla durata media di tutti i dispositivi elettronici quindi:
un HDD dura di più di un SSD?
perché ci sono ancora gli HDD se gli SSD sono più veloci e durano di più?
Un SSD non ha parti meccaniche che possono essere soggette ad usura o sensibili agli urti. Purtroppo le celle di cui è composto hanno un numero di cicli di memorizzazione con un limite fisico. Tale limite è superiore generalmente alla durata media di tutti i dispositivi elettronici quindi:
un HDD dura di più di un SSD?
Falso. Un HDD ed un SSD sono fatti dai medesimi componenti elettronici base e quindi hanno generalmente una durata uguale. Bisogna essere fortunati con il proprio dispositivo.
E’ piuttosto vero il contrario; un SSD può durare molto più a lungo di un HDD quando il suo uso prevede spostamenti con il rischio di urti e cadute.
E’ piuttosto vero il contrario; un SSD può durare molto più a lungo di un HDD quando il suo uso prevede spostamenti con il rischio di urti e cadute.
perché ci sono ancora gli HDD se gli SSD sono più veloci e durano di più?
Per il costo molto maggiore degli SSD rispetto agli HDD.
Bisogna però fare attenzione con gli HDD attualmente in commercio. Molti di questi con tanti terabyte e basso costo sono con tecnologia SMR cioè sono realizzati con tracce di memorizzazione sovrapposte; ciò è causa di possibili rallentamenti e soprattutto incompatibilità con le soluzioni RAID o che comunque accoppiano 2 o più HDD insieme.
Bisogna però fare attenzione con gli HDD attualmente in commercio. Molti di questi con tanti terabyte e basso costo sono con tecnologia SMR cioè sono realizzati con tracce di memorizzazione sovrapposte; ciò è causa di possibili rallentamenti e soprattutto incompatibilità con le soluzioni RAID o che comunque accoppiano 2 o più HDD insieme.
Come è fatto un SSD?
Un SSD è naturalmente un insieme di componenti che poi ne costituiscono le caratteristiche.
Le principali sono:
Il meccanismo di funzionamento tipico degli SSD è questo:
Nel momento che l’utente vuole memorizzare un dato, il sistema operativo (host) simula la scrittura del dato su una sua tabella (logica) e la comunica al controller del device.
L’SSD recepisce la tabella e copia i dati nella corrispondente tabella delle corrispondenze. Quindi esegue le scritture programmate, cancellando le celle NAND Flash che servono, spostando se necessario i dati utili ed infine memorizzando i dati sulle celle. Mentre i dati reali sono memorizzati sulle celle, l’aggiornamento della tabella delle corrispondenze (mappatura) avviene nella più veloce memoria volatile DRAM.
La lettura ovvero la ricerca del dato immesso precedentemente nell’SSD, avviene in questo modo:
Il sistema operativo (host) fa una richiesta di recuperare certi dati dalla tabella logica e invia la query (richiesta) al controller dell’SSD.
Il controller sulla tabella delle corrispondenze presente sulla propria DRAM, cerca ed identifica in quali celle (reali) sono presenti i dati. I dati cercati e trovati vengono presi dal controller e memorizzati sulla RAM di sistema a disposizione del sistema operativo.
Ognuna di queste due operazioni dura pochi centesimi di secondo.
Per economizzare sui costi, alcuni modelli di SSD sono privi di memoria Volatile DRAM. L’aggiornamento della mappatura su celle anziché su moduli RAM, rende questi SSD più lenti in scrittura e parzialmente anche in lettura, oltre a consumare di più le stesse celle.
Questo discorso cambia però se si considerano gli SSD NVMe senza una propria DRAM ma forniti di tecnologia HMB. In questo caso un particolare algoritmo del controller si interfaccia con l'host che mette a disposizione una porzione della RAM di sistema per gli usi dell'SSD. Questi tipi di SSD pur non essendo veloci quanto un SSD NVMe con DRAM propria, non subiscono eccessivi rallentamenti ed a volte sono più veloci in lettura I/0.
Le principali sono:
- una base in plastica multistrato detta pcb con il terminale a pin per la connessione
- un controller, cioè una CPU
- uno o più chip di memoria volatile DRAM
- uno o più chip di memoria NAND Flash (celle di memorizzazione)
Il meccanismo di funzionamento tipico degli SSD è questo:
Nel momento che l’utente vuole memorizzare un dato, il sistema operativo (host) simula la scrittura del dato su una sua tabella (logica) e la comunica al controller del device.
L’SSD recepisce la tabella e copia i dati nella corrispondente tabella delle corrispondenze. Quindi esegue le scritture programmate, cancellando le celle NAND Flash che servono, spostando se necessario i dati utili ed infine memorizzando i dati sulle celle. Mentre i dati reali sono memorizzati sulle celle, l’aggiornamento della tabella delle corrispondenze (mappatura) avviene nella più veloce memoria volatile DRAM.
La lettura ovvero la ricerca del dato immesso precedentemente nell’SSD, avviene in questo modo:
Il sistema operativo (host) fa una richiesta di recuperare certi dati dalla tabella logica e invia la query (richiesta) al controller dell’SSD.
Il controller sulla tabella delle corrispondenze presente sulla propria DRAM, cerca ed identifica in quali celle (reali) sono presenti i dati. I dati cercati e trovati vengono presi dal controller e memorizzati sulla RAM di sistema a disposizione del sistema operativo.
Ognuna di queste due operazioni dura pochi centesimi di secondo.
Per economizzare sui costi, alcuni modelli di SSD sono privi di memoria Volatile DRAM. L’aggiornamento della mappatura su celle anziché su moduli RAM, rende questi SSD più lenti in scrittura e parzialmente anche in lettura, oltre a consumare di più le stesse celle.
Questo discorso cambia però se si considerano gli SSD NVMe senza una propria DRAM ma forniti di tecnologia HMB. In questo caso un particolare algoritmo del controller si interfaccia con l'host che mette a disposizione una porzione della RAM di sistema per gli usi dell'SSD. Questi tipi di SSD pur non essendo veloci quanto un SSD NVMe con DRAM propria, non subiscono eccessivi rallentamenti ed a volte sono più veloci in lettura I/0.
Che tipi di SSD esistono?
Gli SSD si distinguono prevalentemente in SSD SATA ed SSD NVMe (o PCIe). Questa distinzione si basa sul tipo di linguaggio con cui comunica l’SSD.
I SATA sono nati per sostituire gli HDD e ne utilizzano le connessioni ed il protocollo di comunicazione con un apposito chipset presente sulla scheda madre. La linea SATA ha un canale di comunicazione di massimo di 600 MB/s e può comunicare solo in entrata o in uscita.
I NVMe sono gli SSD che utilizzano le linee di comunicazione PCIe della scheda madre (quelle delle schede video). Grazie ad una maggiore portata della linea ed alla possibilità di comunicare contemporaneamente in entrata ed in uscita ma anche parallelamente, il bandwidth creato permette di raggiungere velocità do oltre 3000 MB/s (ma anche 7000 MB/s a seconda del tipo di PCIe installato sulla scheda madre).
Gli SSD si distinguono anche per la forma.
Gli SSD in formato 2,5” (lo stesso formato degli HDD che si trovano nei notebook o negli HDD esterni), sono quasi esclusivamente di tipo SATA.
Ci sono in commercio degli SSD in formato 2,5” per usi professionali con connessione SAS / U.2 ovvero che sfruttano le linee PCIe come farebbe un SSD NVMe.
L’altro tipo di SSD che troviamo in commercio, sono quelli chiamati M.2
Questo tipo di formato (chiamato anche NGFF), molto più piccolo e senza scocca in plastica o metallo, è possibile che ospiti SSD di tipo SATA o di tipo NVMe.
Purtroppo non c’è modo di distinguerli se non leggendo l’etichetta sull’SSD stesso, ma generalmente gli SSD M.2 con 2 “dentini” nella connessione dei pin, sono B-key ovvero SATA, mentre gli SSD M.2 con 1 solo “dentino” nei pin sono generalmente M-key ovvero utilizzano il protocollo PCIe e sono NVMe.
Sempre distinti per forma ci sono degli SSD che ora vanno scomparendo. Sono gli SSD M-Sata. Sono simili agli M.2 ma hanno una connessione esclusivamente di tipo SATA.
I SATA sono nati per sostituire gli HDD e ne utilizzano le connessioni ed il protocollo di comunicazione con un apposito chipset presente sulla scheda madre. La linea SATA ha un canale di comunicazione di massimo di 600 MB/s e può comunicare solo in entrata o in uscita.
I NVMe sono gli SSD che utilizzano le linee di comunicazione PCIe della scheda madre (quelle delle schede video). Grazie ad una maggiore portata della linea ed alla possibilità di comunicare contemporaneamente in entrata ed in uscita ma anche parallelamente, il bandwidth creato permette di raggiungere velocità do oltre 3000 MB/s (ma anche 7000 MB/s a seconda del tipo di PCIe installato sulla scheda madre).
Gli SSD si distinguono anche per la forma.
Gli SSD in formato 2,5” (lo stesso formato degli HDD che si trovano nei notebook o negli HDD esterni), sono quasi esclusivamente di tipo SATA.
Ci sono in commercio degli SSD in formato 2,5” per usi professionali con connessione SAS / U.2 ovvero che sfruttano le linee PCIe come farebbe un SSD NVMe.
L’altro tipo di SSD che troviamo in commercio, sono quelli chiamati M.2
Questo tipo di formato (chiamato anche NGFF), molto più piccolo e senza scocca in plastica o metallo, è possibile che ospiti SSD di tipo SATA o di tipo NVMe.
Purtroppo non c’è modo di distinguerli se non leggendo l’etichetta sull’SSD stesso, ma generalmente gli SSD M.2 con 2 “dentini” nella connessione dei pin, sono B-key ovvero SATA, mentre gli SSD M.2 con 1 solo “dentino” nei pin sono generalmente M-key ovvero utilizzano il protocollo PCIe e sono NVMe.
Sempre distinti per forma ci sono degli SSD che ora vanno scomparendo. Sono gli SSD M-Sata. Sono simili agli M.2 ma hanno una connessione esclusivamente di tipo SATA.
Perché se gli SSD NVMe sono più veloci, il sistema operativo non lo è?
Gli SSD NVMe lavorano su un canale attraverso cui passano i dati, molto più grande che non i SATA, questo è vero; però i file con cui opera un sistema operativo sono generalmente di piccole dimensioni e tanti nell’unità di tempo.
E’ come avere un confronto tra un tubo d’acqua grandissimo e uno piccolo con una saracinesca a monte. Nel momento che il sistema operativo chiede acqua, il tempo che ci và per aprire la saracinesca sarà uguale (o quasi) per entrambe i tubi.
Questo ritardo nel dare o scrivere l’informazione da parte di un SSD NVMe o SATA è detta “latenza”.
Quindi con dati di una certa dimensione la velocità dell’SSD NVMe viene fuori, ma con dati brevi e continui come quelli che fanno funzionare un sistema operativo, questa differenza di velocità, pur sempre presente, si riduce e non viene percepita da noi che usiamo il PC.
E’ come avere un confronto tra un tubo d’acqua grandissimo e uno piccolo con una saracinesca a monte. Nel momento che il sistema operativo chiede acqua, il tempo che ci và per aprire la saracinesca sarà uguale (o quasi) per entrambe i tubi.
Questo ritardo nel dare o scrivere l’informazione da parte di un SSD NVMe o SATA è detta “latenza”.
Quindi con dati di una certa dimensione la velocità dell’SSD NVMe viene fuori, ma con dati brevi e continui come quelli che fanno funzionare un sistema operativo, questa differenza di velocità, pur sempre presente, si riduce e non viene percepita da noi che usiamo il PC.
Che differenza c’è tra celle MLC, TLC, QLC?
La cella NAND Flash su cui si basa l’SSD è realizzata da molti componenti ma si ricava dalla stampa di fogli di silicio. Il silicio - semiconduttore - è capace di cedere i propri elettroni facilmente in presenza di una debole carica elettrica.
Depositandosi gli elettroni su una superficie (gate) capace di leggere la quantità di carica accumulata, si realizza una cella NAND Flash.
Il linguaggio binario (bit) ci è infatti dato da soli 2 valori: lo zero e l'uno.
Se nel gate la carica è sotto una certa soglia il valore è I; se nel gate la carica è sopra la soglia il valore diventa 0.
Questo è il semplice modo in cui memorizza una singola cella.
Gli elettroni vengono intrappolati sul gate ed in questo modo, al cessare della carica elettrica, i valore I/0 continua a perdurare.
Le prime celle di questo tipo sono state definite SLC ovvero Single Leve Cell.
Continuano ancor oggi ad essere le celle più veloci ma richiedono molto silicio e quindi sono diventate dispendiose.
La tecnologia, alla ricerca del risparmio sui costi di produzione e dei materiali, si è mossa in due direzioni:
Con il passare degli anni i bit sono cresciuti: le celle TLC (Three Level Cell) hanno 3 bit, mentre le celle QLC (Quad Level Cell) hanno 4 bit. Sono già allo studio celle PLC.
La seconda strada ha portato alla creazione delle celle 3D (o V-Nand).
Le celle 3D non sono altro che la disposizione diversa degli stessi componenti delle celle planari, ma in modo che le singole celle possono essere incolonnate verticalmente. I chip 3D Nand sono quindi più spessi di quelli fabbricati inizialmente, ma uno stesso chip del 2015 da 60GB con la densità raggiunta attualmente contiene 1000 GB ed oltre. I Piani (Layer) in cui si sviluppa la cella 3D, costituiscono la generazione di celle su cui si muove negli anni la tecnologia degli SSD.
Depositandosi gli elettroni su una superficie (gate) capace di leggere la quantità di carica accumulata, si realizza una cella NAND Flash.
Il linguaggio binario (bit) ci è infatti dato da soli 2 valori: lo zero e l'uno.
Se nel gate la carica è sotto una certa soglia il valore è I; se nel gate la carica è sopra la soglia il valore diventa 0.
Questo è il semplice modo in cui memorizza una singola cella.
Gli elettroni vengono intrappolati sul gate ed in questo modo, al cessare della carica elettrica, i valore I/0 continua a perdurare.
Le prime celle di questo tipo sono state definite SLC ovvero Single Leve Cell.
Continuano ancor oggi ad essere le celle più veloci ma richiedono molto silicio e quindi sono diventate dispendiose.
La tecnologia, alla ricerca del risparmio sui costi di produzione e dei materiali, si è mossa in due direzioni:
- fare in modo che su ogni cella possano starci due o più bit
- densificare i chip in modo che ci siano sempre più celle sull'unità di superficie
Con il passare degli anni i bit sono cresciuti: le celle TLC (Three Level Cell) hanno 3 bit, mentre le celle QLC (Quad Level Cell) hanno 4 bit. Sono già allo studio celle PLC.
La seconda strada ha portato alla creazione delle celle 3D (o V-Nand).
Le celle 3D non sono altro che la disposizione diversa degli stessi componenti delle celle planari, ma in modo che le singole celle possono essere incolonnate verticalmente. I chip 3D Nand sono quindi più spessi di quelli fabbricati inizialmente, ma uno stesso chip del 2015 da 60GB con la densità raggiunta attualmente contiene 1000 GB ed oltre. I Piani (Layer) in cui si sviluppa la cella 3D, costituiscono la generazione di celle su cui si muove negli anni la tecnologia degli SSD.
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